Su questo sito usiamo i cookies, anche di terze parti. Navigandolo accetti.


PALIO 2023 settembre 01, 2024 17:00 156 Days http://www.ilpalio.it/

 

logo storia

 

 

LA STORIA DI SANT'ANDREA

La necessità di avere un punto di ritrovo ha spinto alcuni abitanti della zona a ristrutturare un vecchio deposito per poter istituire un centro che servisse da riferimento per qualsiasi necessità della frazione. E’ nata così l’Area Verde, simbolo di S.Andrea. Situata nel verde della campagna montebellunese, è utilizzata per svolgere varie manifestazioni. Il prodotto della contrada è la frutta con la quale vengono confezionate marmellate di vario tipo e distillate, nella vecchia tradizione, originali grappe.
Tra le varie manifestazioni che interessano la nostra contrada si ricordano i festeggiamenti in occasione del Santo Patrono di S.Andrea che cade il giorno 30 novembre. In questo periodo si svolge presso il centro la tradizionale sagra paesana.
Nel corso della manifestazione si attuano varie attività di intrattenimento per grandi e anche per i più piccoli, in particolare si ricordano i raduni ippici in cui è possibile fare qualche giro su carrozze trainate da cavalli e il mercatino dell’hobbistica.
Il falò della befana è una tradizione che ci accompagna da molti anni. Il prossimo anno ci sarà, il primo maggio, la “festa di primavera” con la fiera delle piante.

IL SANTO

Sant' Andrea Apostolo

Sant'Andrea

Si festeggia il 30 novembre
Bethsaida di Galilea - Patrasso (Grecia), ca. 60 dopo Cristo
Santo Protettore dei pescatori

Tra gli apostoli è il primo che incontriamo nei Vangeli: il pescatore Andrea, nato a Bethsaida di Galilea, fratello di Simon Pietro.
Il Vangelo di Giovanni (cap. 1) ce lo mostra con un amico mentre segue la predicazione del Battista; il quale, vedendo passare Gesù da lui battezzato il giorno prima, esclama: "Ecco l’agnello di Dio!". Parole che immediatamente spingono Andrea e il suo amico verso Gesù: lo raggiungono, gli parlano e Andrea corre poi a informare il fratello: "Abbiamo trovato il Messia!". Poco dopo, ecco pure Simone davanti a Gesù; il quale "fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa". Questa è la presentazione.
Poi viene la chiamata. I due fratelli sono tornati al loro lavoro di pescatori sul "mare di Galilea": ma lasciano tutto di colpo quando arriva Gesù e dice: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (Matteo 4,18-20).
Troviamo poi Andrea nel gruppetto – con Pietro, Giacomo e Giovanni – che sul monte degli Ulivi, "in disparte", interroga Gesù sui segni degli ultimi tempi: e la risposta è nota come il "discorso escatologico" del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo "con grande potenza e gloria" (Marco 13).
Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione.
E poi la Scrittura non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici.
Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L.A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: "Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen". Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi "croce di Sant’Andrea". Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre.
Nel 357 i suoi resti vengono portati a Costantinopoli; ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli (quarta crociata) il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce quelle reliquie in Italia. E nel 1208 gli amalfitani le accolgono solennemente nella cripta del loro Duomo. Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma, dove sarà custodito in San Pietro per cinque secoli. Ossia fino a quando il papa Paolo VI, nel 1964, farà restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso.

LA CHIESETTA

Chiesetta S.AndreaLe origini della chiesetta di Sant’Andrea risalgono al XIV secolo.
Le prime informazioni relative alla Costruzione si hanno dagli "Annali di Montebelluna" in cui è riportato, per l'anno 1344, che "La plebs di S.Maria di Montebelluna" tra le varie cappelle comprendeva il Chiericato di S.Andrea di Visnà; essa è situata nella parte alta della frazione, e risulta essere una delle prime realizzate nel nostro Comune

IL CICLONE DEL 1930

Casa Venturato Casa Baratto Casa Maccagnan Casa Maccagnan Casa Paggiotto Casa Zampronio

Nell'anno 1930 un violento Ciclone colpì S.Andrea seminando la paura tra gli abitanti.
Il vortice d'aria dopo essere passato per via Piroler si spostò fino in via Venturato, scoperchiando case e distruggendo i raccolti lungo tutto il suo percorso.
I giorni a seguire furono movimentati da una collaborazione di tutti nel ripristinare le abitazioni delle famiglie colpite dal disagio.

Wiki

MONTEBELLUNA

Montebelluna cenni storici della città

Montebelluna ha origini antichissime, la presenza dell’uomo sul suo territorio risale al neolitico, cioè era della nuova pietra, come lo dimostrano i reperti archeologici rinvenuti in località rive e sul Montello.
Il materiale proveniente da alcune necropoli a Rive, testimonia l’esistenza di un importamte insediamento umano paleoveneto, a cui si sovrappose la civiltà romana.
La derivazione del nome è incerta, un’antica leggenda recita che la denominazione possa derivare da Mous Belluna, cioè Monte della Dea Bellona, divinità latina sposa di Marte Dio della guerra. Molto probabilmente può derivare dal popolo dei Belun, che viveva sulle montagne venete orientali.
Il primo documento scritto del nome Montebelluna, compare sul diploma dell’anno 1000 con cui l’imperatore Ottone III pose i confini hai beni Rambaldo di Collalto.
I Vescovi di Treviso ne avevano il feudo e un palazzotto, tutt’ora esistente, che era il loro luogo di villeggiatura.
In alto, sul colle delle rive, sorgevano il casteller di difesa e la piazza del mercato, centro attivissimo e fiorente grazie ai privilegi e alla esenzioni dal dazio, concesse dal Doge e dal Comue di Treviso.
Ora sulla piazza si erge la colonna delle Ducali, sulla cui base sono scolpite le iniziali del doge Pasquale Cicogna, che dominò dal 1585 al 1595, fautore di tali privilegi.
Nel medio evo ed oltre, Montebelluna fu coinvolta nelle lotte fra il comune di Treviso e le signorie circostanti, e poi, dal 14 al 18 secolo, visse sotto la Repubblica Veneta, prosperando con l’attività del mercato.
Dopo la caduta di Venezia la città fu occupata dagli austriaci. Durante le guerre di indipendenza del 1848, 59 e 66, fu ancora coinvolta in vari combattimenti, il 15 luglio 1866 entrava in città il primo drappelllo di soldati italiani.
Il 22 ottobre "il Popolo votò all’unanimità”* l’annessione al regno d’italia.
Nel 1872 il mercato del colle, che ora si chiama mercato vecchio, fu trasferito al piave.
Strade ferrate e strade di transito portarono un’impulso commerciale notevole.

Oggi Montebelluna è una ridente ed attiva cittadina con numerosi industrie, fra le quali famosa è quella dello scarpone, ed è proprio per questo che viene citata dai testi scolastici come il paese che fa camminare il mondo.

Anna Bellemo
Wiki

*A tal proposito ci sono vicende storiche che metterebbero in discussione la modalità con cui avvennero le votazioni, non vogliamo entrare nel merito, ci sembrava comunque giusto evidenziare una citazione con verità discutibili.

 

LITTLE TONY

LE CHIAVI D'ORO DELLA CITTA' IN FESTA A LITTLE TONY

MONTEBELLUNA 02 Gennaio 1996 - Le chiavi della città sono di oro zecchino, il cuore è sempre matto, il ciuffo è ancora quello di una volta. E' emozionato Antonio Ciacci, in arte Little Tony, mentre il Sindaco, Silverio Zaffaina, fasciato di tricolore, lo nomina cittadino onorario di Montebelluna "per i meriti conseguiti in Italia e nel mondo nel campo dello spettacolo, della canzone, della cultura". E' solenne la cerimonia che si è svolta sabato sera nel municipio della cittadina veneta, ventimila abitanti, distesa tra le colline intorno a Treviso. La gente preme per entrare, ma non ci stanno tutti. Lo aspettano giù, nella piazza, sotto la neve che scende fitta, davanti ad un maxi schermo. Sono migliaia, c'è mezzo paese. Hanno dovuto chiudere le strade, la circolazione è bloccata, la statale intasata. E' imbarazzato Little Tony, doppiopetto blu, stivaletti di pelle nera col tacco alto. "Sindaco, scendiamo, quella gente mi sta aspettando. Io ho solo un modo per ringraziarli: cantare". E canta il vecchio ragazzo col ciuffo. Canta, con le basi e un microfono d'epoca, sotto una nevicata che non finisce più e con le majorettes che ballano. Canta in cappotto di cammello e fa le mosse che l'hanno reso celebre e la folla grida, abbatte le transenne e si accalca sotto il palco. Lui canta le canzoni che hanno fatto la sua storia, da 'Cuore matto' a ' Riderà' , ma anche la canzone con la quale si è guadagnato la cittadinanza onoraria : 'Welcome to Montebelluna' . E' un pezzo anni '50, semplice e orecchiabile, che racconta delle bellezze naturali del posto ("vieni anche tu su questa collina, anche padre Dante ne parlò"), della chiesetta, del mercato vecchio, della "gente operosa" che ci abita e che sa "creare fantastiche scarpe pregiate e sportive che vanno nel mondo". Little Tony l'ha incisa, gratuitamente, su un disco e una cassetta fuori commercio, che il Comune ha regalato ai cinquemila emigranti del paese che sono andati a cercare fortuna nel mondo. Non solo. Il cantante romano ha anche devoluto l'incasso di tre suoi concerti per contribuire al restauro della chiesetta di S.Maria del Colle, che stava andando in rovina. Anima dell'iniziativa, un vecchio amico del cantante, Roberto Valerio detto Dandy, fan e sosia di Little Tony, collezionista d'auto d'epoca, titolare di una pizzeria a Montebelluna. E' stato lui a creare questo rapporto tra la cittadina veneta e il ragazzo col ciuffo. "Non me l'aspettavo, è stata una sorpresa stupenda, che ha un sapore molto diverso dai premi che di solito si danno ai cantanti" dice Little Tony. Sta seduto al bar, dopo lo spettacolo, a bere camomilla. C'è la fila per entrare. Per due ore arrivano donne, ragazze, giovani, uomini, persino un drappello di alpini. Chi vuole un autografo, chi una foto, una stretta di mano. C'è una donna, sui cinquanta, che lo bacia. Dice che quel ragazzo col ciuffo l'ha fatta sognare.

di ROBERTO BIANCHIN - da La Repubblica
Little Tony Cittadino Onorario